Penso che per molti di voi che state ora leggendo, la parola mindfulness sia nota, probabilmente l’avete anche praticata.
Per chi non ne sa nulla, mindfulness è una parola inglese che significa “consapevolezza, attenzione”. Deriva dagli insegnamenti del buddhismo vipassana, dalla meditazione yoga, e negli anni ’70
Jon Kabat-Zinn , professore di medicina presso l’università del Massachussets incominciò a creare un modello di pratica ed un protocollo, che diventa appunto la Mindfulness.
Molti sono gli studi clinici applicati alla medicina ed alla psicoterapia che sono stati fatti sia da Kabat-Zinn che da molti altri professionisti, dimostrando importanti benefici per diverse patologie non solo psicologiche, ma anche fisiche, per esempio per quanto riguarda parametri ematici, problemi legati a patologie infiammatori, ecc.
Nel corso degli anni si sono sviluppate varie tecniche di mindfulness:
- Mindfulness-based stress reduction, ad opera proprio di Kabat-Zinn
- Mindfulness-based cognitive therapy
- Accepatance and committment therapy
- Dialectical behaviour therapy
- Mode deactivation therapy
- Il libro che prendiamo in considerazione è “Metodo Mindfulness” di Mark Williams e Danny Penman.
Mark Williams è professore di psicologia clinica all’università di Oxford, e si occupa in particolare di depressione. Insieme al collega John Teasdale dell’università di Cambridge e a ZindenSegal dell’università di Toronto, ha sviluppato il metodo Mindfulness-based cognitive therapy , un metodo studiato ed utilizzato, da un punto di vista strettamente clinico, per curare e per prevenire le ricadute nella depressione.
Questo metodo va seguito per 8 settimane, durante le quali si devono fare determinati esercizi, che vanno dalla meditazione consapevole, in genere si utilizza l’uvetta o un altro frutto, che bisogna imparare a “sentire” con tutti i sensi prima di guastarlo.
Ci sono poi gli esercizi quotidiani su un’azione scelta da noi, durante la quale, per esempio fare la doccia o lavarsi i denti, bisogna appunto sempre farlo con piena consapevolezza elasciando andare i pensieri che possono arrivare, concentrati solo sui gesti, il sentire le sensazioni, ogni cosa che possa emergere da quanto stiamo facendo.
La prima settimana ci fa accorgere del “pilota automatico” che innestiamo sempre nei nostri piccoli e grandi gesti quotidiani. Facciamo senza accorgerci di cosa stiamo facendo. Diventa tutto automatico, e mentre lo facciamo iniziamo a pensare alle altre cose che dobbiamo fare, o al lavoro, alla famiglia, eccetera, perdendoci l’importanza del momento.
Ed è lì che bisogna “ritornare”, ad accorgerci del qui ed ora.
Si passa poi alle settimane successive e per ogni settimana ci sono gli esercizi da fare.
Come tutti i libri di questo tipo, intendo che insegnano dei metodi, abbiamo due alternative: leggerlo tutto e poi ritornare agli esercizi, o andare di pari passo, capitolo per capitolo, settimana per settimana.
Non c’è un metodo giusto ed uno sbagliato, dipende dai noi.
Il libro è di facile lettura, oltre agli esercizi ci sono gli esempi tratti dalle esperienze di altre persone.
L’importante è tenere duro…. Andare oltre le difficoltà che sicuramente tutti incontriamo quando decidiamo di iniziare un percorso tipo questo.
Può anche essere che i risultati non arrivi subito, ma magari ci accorgeremo dopo qualche mese, o anno, di quanto ci abbia aiutato questa esperienza.
La pratica della mindfulness, specie in questa nostra epoca così veloce, aggressiva, sempre connessi verso l’esterno, ma sempre lontani dal nostro io, dal nostro essere interiore, dalle nostre emozioni più profonde, è sicuramente un’ottima occasione per ritrovarci, per staccarci da tutto ciò che ci circonda, ed un mezzo per farci riassaporare anche il gusto del momento, l’importanza di accorgerci che oltre allo schermo del nostro smartphone c’è di più, ci sono emozioni da non reprimere, ci sono sentimenti da sentire, cose da guardare, orizzonti in cui perdersi anche per pochi istanti nella giornata.
E che la vita va vissuta a pieno, prendendo coscienza davvero di chi siamo e di cosa sentiamo, desideriamo davvero nel nostro intimo più profondo.
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